Dopo il film sul Papa di Nanni Moretti esce “Habemus Pappam” di Lele Moretti.

“Habemus Papam” di Nanni Moretti è una sapiente operazione di marketing. Il film è uscito nelle sale proprio in questi giorni,  mentre a Roma fervono i preparativi per la beatificazione di Karol Woityla. Ma la risposta del cinema trash non si è fatta attendere e un regista sconosciuto, tale Lele Moretti, si è ispirato al suo omonimo per un film sulla vita e le opere di un uomo che non sarà mai beato: Lele Mora. In “Habemus Pappam” vengono messi a nudo gli scompensi emotivi del sospettato mezzano d’alto bordo. Mora viene descritto come un depresso cronico, che percorre per ore e ore la via Olgettina, con il suo smartphone altisonante di canti fascisti e di visionarie immagini di Leni Riefensthal. E così, invece di Cardinali che giocano a pallavolo, nel film si vedono ragazze che inventano una nuova disciplina olimpica: palleavolo (qui la censura è d’obbligo). E poi nel film, l’odiato Lele si trasforma in un incompreso, lui così profondo pensatore, immerso fra i saggi di De Gobineau e i romanzi di Céline, perché lui e soltanto lui può giungere al termine della notte di Arcore, che è poi anche la notte della nostra Repubblica. “Habemus Pappam” si rivela così un’opera molto più profonda e spirituale del corrispettivo film sul Papa depresso, perché parla a tutti in maniera vibrata di come in Italia i vibratori abbiano più potere della Corte Costituzionale. “E’ un film pieno di vibrazioni” ha detto il regista, che si è voluto nascondere dietro una maschera di Groucho Marx. Si prevede un tutto esaurito nelle nostre sale e un grande successo anche all’estero. Così la prima assoluta è stata organizzata a Helsinki dove però l’accoglienza, complice la temperatura, è stata piuttosto fredda.

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