Riceviamo e pubblichiamo una poesia attribuita a Mario Monti sullo spread, questa parola passepartout, una volta snobbata ma oggi sulla bocca di tutti, perfino dei camionisti in rivolta.
Ho nella testa
tutti gli spread
di questo mondo
e i vostri conti
verrò a prendere
nei quattro cantoni
e se fossero cinque
esplorerei anche l’ignoto
delle banche di plastica.
Ora lo spread è unico
e non si leva a nessuno
e se nessuno
è meno di uno
mai sarà centomila
solo quattrocento colpi base
nostro Rinascimento
poi trecento, duecento
il cento è al centro
nel governo dei numeri
è credo della Banca Centrale
che sputa fuoco
come draghi dai monti
scuote con invettive
in pasto alla stampa
che più non stampa
ma va in rete
parole calcolate
come tassi
parole d’inflazione
con la borsa in picchiata
intemperie dei conti
mai veritieri in fondo
e il mercato dei cambi
scuote la notte
quando lo spread dorme
l’Asia è nella luce.
Spread tu accompagni
il mio planare al Governo
valicando le Alpi
ché il differenziale
è un dislivello
poi arriva la pianura
quella Padana
dove tornerò alla fine
lo spread nell’oblio ormai
nuove pazze finanze
scenderanno dai monti.