Proposta schock del Governo per Lampedusa. Berlusconi: “Diventi americana e si chiami LampedUSA”.

E' già pronto lo spot per il passaggio di LampedUSA agli americani

Il futuro di Lampedusa è incerto; gli abitanti sono imbufaliti dai continui arrivi di immigrati e l’isola è oggettivamente al collasso. Oggi il Premier sarà sull’avamposto siculo per fornire messaggi rassicuranti agli abitanti, proiettandosi, come sempre, in una prossima campagna elettorale. Ma dallo staff del Presidente del Consiglio emergono dettagli inquietanti sulle reali intenzioni del Cavaliere. Sembra infatti che Berlusconi proporrà un passaggio di Lampedusa sotto la giurisdizione americana. L’isola si chiamerà LampedUSA e sarà un protettorato di interesse ambientale. Sembra che Michelle Obama intenda iniziare, assieme ai pescatori locali, un’attività di coltivazione di cozze e vongole rigorosamente biologiche. Verrà anche creata una società che sarà quotata in borsa. Il Premier sarebbe assolutamente entusiasta dell’idea e, in questa prospettiva, avrebbe dichiarato: “Ho il mito dei mitili”. Secondo altre indiscrezioni Berlusconi rinuncerebbe alla sovranità su Lampedusa proprio perché solo gli americani sarebbero in grado di arginare l’emigrazione verso l’Italia. Boniauti ha dichiarato: “Loro li chiamano illegal aliens, un’espressione che tradisce intenzioni molto chiare”. Anche la Lega avrebbe dato il suo assenso al passaggio di Lampedusa agli Stati Uniti. Umberto Bossi, che è in vacanza a Legnano, avrebbe dichiarato: “Ci penseranno gli americani a legnare gli immigrati libici e, perché no, anche quelli tunisini”. Sull’isola l’arrivo degli americani suscita molte speranze e curiosità.  Il Sindaco ha detto che offrirà ai cittadini corsi di inglese gratuiti, mentre sui pescherecci già si cantano le canzoni di Michael Jackson e Madonna. Quest’ultima invece viene spesso insultata anche da chi non è per nulla d’accordo, ma non siamo sicuri si tratti della cantante.

Immagine di Jordan Larrigan

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Haiku inediti fra Berlusconi e Gheddafi. “Tu sei il rais e io penso al sess”

Gheddafi: "Col mio dromedario vado alla D'Addario"

Tempografico viene in possesso di haiku indediti scambiati fra Silvio Berlusconi e Gheddafi e pubblica prontamente

Berlusconi

Muhammar vai al mar

laggiù non restar

di guai sei in un mar

Gheddafi

Tu e Vladimir

prego interloquir

col nostro  Barack

Berlusconi

Obama è una frana

la moglie cafona

non so chi lo chiama

Gheddafi

Conosce la Mecca

L’ho visto in ginocchio

Michelle è il malocchio

Berlusconi

Soccombi a Bengasi

Non c’è più futuro

Ti mettono al muro

Gheddafi

Prepara la stanza

A Villa Certosa

E quella ragazza che odora di rosa

Berlusconi

Tu fai il rais

E io penso al sess

Domare lo stress

Gheddafi

Arrivo domani

Sul mio dromedario

Dov’è la D’Addario?

Immagine di  ffleiffel   http://www.flickr.com/photos/ffleifel/816416973/

Italia-Francia: guerra di latte e petrolio. Sarko e Berlusconi sono al bianco e nero

Sarko e Berlusconi sono come pinguini in bianco e nero

Italia contro Francia è una sfida appassionante. Ma chi avrebbe mai pensato che questa singolar tenzone potesse arrivare a coinvolgere due fluidi vitali quali il latte e il petrolio? Perché è vero: la Francia vuole prendersi Parmalat oltre al petrolio di Gheddafi, e l’Italia si difende con un catenaccio stile Mondiali 2006. E’ una sfida dunque all’insegna del bianco e nero ma con pochi toni di grigio. Chi non ricorda i film  di Renoir e Carné e dei nostri Rossellini e Visconti? Oggi viviamo nella Grande Illusione di seguire ancora La Regola del Gioco, ma ci muoviamo soltanto nel Porto delle Nebbie dentro Un alba tragica ed è una vera Ossessione malgrado la disputa  sia Bellissima per i nostri Paisà. E’ proprio una storia in bianco e nero quella fra due cugini transalpini, perché Berlusconi e Sarkozy sono due nani sulle spalle di giganti. Pensano di vedere molto lontano poiché il latte è sinonimo di vita, quella che loro amano al di sopra di tutto, mentre il petrolio simboleggia la ricchezza ed il potere, quell’oro nero che ti proietta nel futuro, oltre l’esistenza stessa, direttamente nella Storia. Ma la Storia, anche se torna indietro, non è in bianco nero bensì densa di colori saturi e il petrolio sporca, perché suscita spinte primordiali al caos e alla distruzione. E Sarko, consapevole di essere a un passo dal baratro, girerà un film in bianco e nero: Sarko e i suoi fratelli; proprio come Berlusconi, che ha chiesto ai suoi di mettergli a disposizione una troupe per girare una storia sulla sua vita spericolata: I 400 colpi in banca. Entrambi i film verranno presentati al Festival del Cinema Libero di Bengasi, colpi di mortaio permettendo

Reportage dalla Libia in Quattro Vignette by Senatore a Vita

Tempografico da’ il benvenuto al nostro amico disegnatore Senatore a Vita, promosso all’istante inviato speciale dalla Libia con gommone e matita appuntita. In quattro vignette Senatore ci da’ un sommario dell’evolversi della situazione libica da Febbraio a Marzo 2011, sorvolandola da Roma a Washington, passando per Parigi. Il nostro inviato speciale vola in alto e in basso e non si fa’ certo impaurire da una no-fly zone.

la russa libia 150 anni di Senatoresarkozy in libia di Senatore

EMERGENZA UMANITARIA in Libia

gheddafi e berlusconi

Le microstorie fanno la Storia. Carlomagno non sapeva leggere

Quando Kissinger mangiava pesante le bombe cadevano sul Vietnam

Carlomagno non era mai andato a scuola. Ricordava Carlo Martello e le sue spade affilate; mai una parola di suo nonno  sulla poesia. Cosi’ fondo’ le scuole, ma non c’erano libri e nessuno ricorda piu’ come fossero fatti i banchi.

Henry Kissinger era a Roma quella notte e in un locale di Trastevere si era fatto servire un piatto di bombolotti alla romana. In ragione del pesante intingolo dormi’ inquieto, sognando inquisizioni e apocalissi. Il giorno dopo gli USA lanciavano uno degli ultimi disperati attacchi in Nord Vietnam.

Schubert gettò via la partitura. Non amava più la sua musica e si sentiva affaticato. Disse a se stesso di aver lasciato il lavoro a metà, ma che non ci avrebbe più rimesso le mani. Ma qualcuno ce le mise al suo posto e fu una fortuna.

Von Ribbentropp e Molotov si guardarono negli occhi senza l’ombra di un sorriso. Poi firmarono il patto di non aggressione che altro non era che un’ammissione della contrarieta’ alla pace da parte degli  uomini; soltanto  un modo un po’ piu’  stupido per ingentilire la guerra.

Mohammed Atta aveva le mani  sulla cloche e nelle sue orecchie risuonavano le preghiere di un lontano minareto. Abbasso’ lo sguardo sulla citta’ ignara che diventava sempre sempre piu’ grande. Grande, verticale, mastodontica…

Disegno di cliff1066™ tratto da www.flickr.com

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Gheddafi avrà un posto nel Governo italiano. Ministro per i giovani al posto della Meloni, che passa all’agricoltura.

Gheddafi terrà il primo Consiglio dei Ministri in Italia sulla sua barca

Muhammar Gheddafi al centro del prossimo rimpasto del Governo italiano. Secondo indiscrezioni il raìs starebbe per sbarcare a Lampedusa su un cabinato di 32 metri. Ora il Premier lo vuole vicino a sé al Consiglio dei Ministri. Gheddafi otterrebbe il passaporto italiano grazie ad un suo antenato di Bergamo Alta per la gioia di Umberto Bossi. Per il colonnello si prevede il Ministero dei Giovani; Gheddafi prenderebbe il posto di Giorgia Meloni , che è in predicato per l’agricoltura, un dicastero particolarmente alla frutta. Galan dall’agricoltura andrebbe alla cultura, mentre Bondi dai beni culturali si trasferirebbe ai beni religiosi. Ma sono solo speculazioni. Gheddafi ha promesso un mare di petrolio a Tremonti, ma è Alemanno che chiede tanto oro nero proprio per quel colore così significativo nella sua esistenza. Mentre Tripoli brucia Roma gela e l’arrivo del colonnello è atteso con particolare trepidazione. L’opposizione parla di golpe e invoca una rivoluzione dal basso anche se Brunetta sta con la maggioranza. Per Di Pietro “Gheddafi serve a Berlusconi per prendere cura del suo gineceo. Tanto vale parlare di Ministero delle Giovani”. Per Piero Fassino, dalla costituzione fisica sempre più esile, “si calpesta la Costituzione ogni giorno e con Gheddafi l’Italia entra ufficialmente fra i paesi del Medio Oriente”. Arriverà o non arriverà? Intanto il colonnello non dice più “resto qui fino alla morte”, ma cita inconsapevolmente il Garibaldi di “o Roma o morte”.

Mubarak presto in esilio in Italia. Lo attende una nuova citta’: Mubarakkopoli

In lontananza Mubarak dice addio al suo Egitto

La dinastia Mubarak e’ in via d’estinzione, con buona pace di Cheope e anche di Ramses II. L’ex Presidente egiziano e’ stato molto chiaro sulla sua prossima destinazione. Verra’ presto in Italia, dove Della Valle gli mettera’ a disposizione delle rovine da restaurare per farne una nuova citta’: Mubarakkopoli. Sara’ la patria di tutti i baraccati d’Italia, il luogo di ristoro per i senza dimora e di ritrovo per i Rom cacciati da Roma. E poi Mubarak diventera’ italiano e con il suo Quarto Polo sfidera’ gli altri tre ai quattro cantoni. E il suo popolo sara’ pieno di letizia e nella letizia rivoluzionera’ l’Italia perche’ anche nel nostro Paese i politici vivono ormai in una sorta di apartheid, e il vecchio buon Hosni emendera’ la partitocrazia in nome della barakkocrazia, dove tutti sono poveri ma sperano in un’Italia migliore e lontana da questa brutta classe che piu’ che dirigente e’ digerente perche’ mangia soltanto. E avremo anche noi le piramidi, magari sotto il sole di Pozzuoli, e aspireremo all’ascesa al cielo proprio come gli architetti di Saqqara. Purche’ non ci impongano nuove e potenti dinastie, perche’ baraccati lo saremo, ma non vorremmo tornare ad esserlo anche moralmente perche’ non possiamo piu’ permetterci di essere giu’ di morale, altrimenti non vale.

Esce un film sulle speculazioni finanziarie prodotto dai Lehman Brothers: “La vita è bolla”

La speculazione finanziaria morde il petrolio, le materie prime, le commodities agricole, in pratica quasi tutto lo scibile umano. Da quando sono stati chiusi in casa i Lehman Brothers hanno sposato la causa dei Marx Brothers e oggi, a tre anni dal fallimento in borsa, si  lanciano in un’ atroce commedia che fa il verso a Wall Street. Ne’  “La vita e’ bolla”, che uscira’ sullo schermo nei futures, vedremo il mondo della finanza dal buco della serratura, con i miliardari di turno che speculano sul lardo e sulle vongole, mentre  giovani avventurieri  si rovinano per il grano che, ahime’, per una volta non produce abbastanza denaro. Nel film il Dow si trasforma in Down perche’ e’ sempre in flessione, Standards & Poors si riduce a Poors perche’ tali diventano coloro che ci investono i loro risparmi. Esilarante la scena in cui un investitore dice: “viviamo tempi di merda” dopo aver perso tutto in investimenti sull’indice francese Cac 40. Il film si conclude con una scazzotata fra Morgan e Stanley che non riescono a staccare il dividendo, ma il finale e’ a sorpresa. Secondo il Ministro dell’Economia Tremonti “La vita e’ bolla e’ un film che racconta fuori tempo il nostro tempo. Ma la crisi non e’ finita e mi aspetto un degno sequel”.

Battisti si difende e canta “Che ne sai di un bambino che rubava”. Da Lula solo parole nessun pensiero

C'è un Dio per tutti? Ma proprio per tutti?

La vicenda Battisti tiene banco e l’ex terrorista pluricondannato per omicidio non intende cedere e, senza pudore, dichiara: “Dico a Lula che il mio canto libero sei tu, mentre a La Russa declamo che ne sai di un bambino che rubava. Sulla spiaggia di Rio posso intonare liberamente la canzone del sole e dare spazio alle emozioni. Capire tu non puoi caro Berlusconi e se lavori pensa a me. Prendila cosi'”. Il Governo italiano ha preso posizione contro Brasilia: “Da Lula nessun pensiero ma solo parole”. Frattini sta partendo per il Brasile e dichiara: ” Si, viaggiare senza per questo fare a meno delle tue paure” Poi fa  un cenno gentile alla neo Presidente Dilma Youssef: “A te che sei il mio presente, a te la mia mente”. Chissa’ come va a finire. Noi di tempografico diciamo in coro: “Chissa’ che sara’ di noi, lo scopriremo solo vivendo”.