Non più riscaldamento globale. Entriamo nell’era del Global Warning. Quando l’attacco di panico è globale

Nell'era del Global Warning è d'uopo stare in campana
Nell'era del Global Warning è d'uopo stare in campana

Finisce l’era del Global Warming. Il riscaldamento globale infatti non è più credibile. Fa freddo dappertutto, l’inverno morde in ogni dove e gli ambientalisti non parlano più di emissioni di anidride carbonica proprio per non aprire bocca e dargli fiato. Ma le cattive notizie hanno sempre la meglio, il catastrofismo ha conquistato i principali tabloid globali. E adesso si comincia a parlare seriamente di Global Warning. In Italia è stata varata la campagna “Stai in campana”, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sagrestani; un invito ad un’attenzione maggiore in casa come fuori contro pericoli e diavolerie varie. In Inghilterra il principe Carlo ha lanciato un’iniziativa chiamata “Behave yourself” (comportati bene), ma poi si è accorto che essa era rivolta principalmente a se stesso e al suo essere un autentico pericolo pubblico. Nicolas Sarkozy ha dato il suo contributo contro il Global Warning in uno spot in cui, novello Parsifal, si salva dal pericolo rappresentato dalla sua ex moglie Cecilia e giura eterna fedeltà alla Bruni. Sono poi crescita nel mondo intero gli attacchi di panico. L’ultimo stamattina in Senato nel corso delle votazioni del decreto milleproroghe:  il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia, in un empito di isterismo, ha lanciato un intero vagone di radicchio trevigiano sui banchi dell’opposizione. La risposta non si è fatta attendere: Nicodemo Oliveiro, capogruppo PD in Commissione Agricoltura, ha scagliato contro il Ministro una gragnuola di ananas il cui import era stato recentemente vietato dallo stesso Zaia. Il Ministro, spaventato, è fuggito rifugiandosi sulle banchine del Tevere, dove è stato apostrofato da un gruppo di barboni.

Immagine di shiosvili tratta da www.flickr.com

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