George Soros compra il Colosseo da Gianni Alemanno tramite la banca d’affari del Comune di Roma Alehmann Brothers. Ora si chiamerà il Sorosseo. E subito Berlusconi vuole Ground Zero per la convention del suo nuovo partito sponsorizzato dalla Coca Cola Zero, mentre Mark Zuckerberg si aggiudicherà il Pan di Zucchero di Rio De Janeiro. Diego Della Valle, derubato del Colosseo, ha dichiarato: “Non fa niente: il Colosseo è molto più piccolo Della Val Padana”.
La prima enciclopedia su Internet ha finalmente raggiunto la sopravvivenza. Con 20 milioni raccolti Wikipedia si salva dalla bancarotta, per la gioia del fondatore Jimmy Wales che proprio non ne voleva sapere di interrompere la catena del sapere. Ma combattere l’ignoranza non è l’unico obiettivo del geniale comunicatore. “La gente ha fame di sapere, ma in tempi di crisi ha soprattutto fame” ha detto Wales alla stampa. Nascerà dunque un nuovo sito Internet: Wikinedia, contro la fame nel mondo. “La Fao non ha fatto altro che affamare il pianeta” ha dichiarato Wales, ” e oggi sta a noi usare Internet per mettere in contatto tutti coloro che hanno fame”. Ma il filantropico intento del buon Jimmy è entrato immediatamente in rotta di collisione con coloro che non ne vogliono sapere di condividere il companatico. Così nel nuovo sito – che voleva creare gruppi di acquisto per i poveri – sono entrati degli hacker che hanno dirottato le scorte di cibo raccolte verso i centri di stoccaggio della Lega Ciccioni Uniti. La LCU ha ribadito l’intento di lasciare la libertà di ingestione e non digestione a tutti i propri iscritti. “Mangiare in eccesso deve essere un diritto costituzionalmente garantito” ha dichiarato Peter Coppa, Presidente dei sovrappeso planetari. “Rinunciare alla pappa a favore di chi non è abituato a prenderla è un peso insopportabile” ha aggiunto il direttore generale Francis Culatello. Peso o non peso le buone forchette sono sul piede di guerra e hanno bocciato anche la proposta, francamente irricevibile, di uno sciopero della fame contro Wikinedia.
La guerra del debito diventa guerra del formaggio. L’Unione Europea accetta il piano feta greco. Al posto dei bond i risparmiatori continentali si impegnano a divorare quantita’ pantagrueliche del noto formaggio a pasta morbida ellenico. Per il Ministro dell’Agricoltura Romano “questa cosa non s’ha da fare. Se il debito greco puzza non c’entra nulla il formaggio”. Per tutta risposta i nostri produttori di gorgonzola hanno polemicamente gettato quantita’ industriali dell’aromatico formaggio italiano presso il Consolato greco di Milano. I dipendenti sono stati evacuati dai Carabinieri grazie a delle maschere per l’ossigeno. Ora si teme per un attacco alla fontina, mentre in Francia misure di sicurezza sono state approntate per contenere la furia dei produttori di Roquefort e del loro mentore José Bové. E mentre Berlusconi fa il tifo per il Formaggino Mio, il leader dell’opposizione Bersani esalta il Parmigiano come il vero formaggio del Bel Paese. Ma forse il capo del PD ha fatto la solita confusione e, a breve, potrebbe ripiegare sull’inossidabile caciocavallo.
Da Abottabad a St. Louis. E’ questo il percorso del corpo di Bin Laden, che e’ oggi nelle mani dei topi di laboratorio della Monsanto, i ricercatori che tanto hanno sconvolto l’agricoltura mondiale con le piante transgeniche. Lo scopo? La creazione di un mais resistente agli esplosivi per risolvere i problemi della nutrizione delle popolazioni in guerra. La reazione di Greenpeace non si e’ fatta attendere: “Se gli uomini e gli animali sono morti a cosa servira’ tutto quel mais? Perle ai porci”. Sembra che le prime prove in campo abbiano gia’ mietuto le prime vittime. Due ricercatori sono stati uccisi dall’esplosione di quattro pannocchie impazzite, trasformate all’occorrenza in mais kamikaze. E sull’accaduto Michael Moore sta gia’ preparando un documentario dal titolo emblematico: “Quattro pannocchie e un funerale”. Qualcuno avrebbe visto infatti piante di mais guidare il trattore e irrigare i campi. La preoccupazione e’ che le stesse possano imbarcarsi su qualche aereo e magari organizzare un attentato. Per questo motivo Barack Obama, in pieno accordo con il Presidente della Commissione UE Barroso, sta preparando una moratoria su tutti gli OGM in commercio. Ma a St. Louis i ricercatori di Monsanto dichiarano una nuova guerra secessione, minacciando di usare i nuovi ibridi. Il loro slogan intonato e’ tutto un programma: soia chi molla!
Per essere intelligenti le bombe, a un certo punto, dovranno pur smetterla di esplodere! E’ questa la vera filosofia della Lega che, da Ponte di Legno, lancia la sua sfida alla NATO. E Berlusconi ne inventa una delle sue. “Per anni sono stato vittima della giustizia a orologeria e avro’ pure imparato qualcosa”. L’arsenale italiano si sta quindi dotando di missili ad orologeria, che esploderanno dunque entro un termine certo. “Il Governo ha ormai la precisione di un orologio” ha detto Bonaiuti, da sempre fedele sodale del Premier. Per Bersani “se il Governo e’ un orologio come mai e’ in ritardo su tutto? Sviluppo, occupazione e riforme”. La domanda e’ lecita, ma altrettanto lecito affermare che il ritardo del PD sta aumentando e che Bersani avrebbe proprio bisogno di una sveglia. Per il momento pero’ ci pensa Di Pietro a suonare la carica: “Ho ricordato al Premier che esiste il fuso orario perche’ non vorrei che le bombe esplodessero all’ora di Washington. Gli ordigni a orologeria? L’Italia e’ da sempre all’avanguardia grazie all’esperienza degli anni di piombo”. Nel frattempo La Russa si frega le mani e dice: “In guerra il fattore tempo e’ tutto. In questo senso noi rappresentiamo sia il tempo presente che quello futuro”.
Wojtyla santo subito? Per il momento è solo beato e poi si vedrà. Occorrono nuovi miracoli, un po’ come quello dei pellegrini oggi a Roma; più di un milione concentrati nel perimetro di via della Conciliazione, una strada che a fine giornata sembra Napoli nei giorni peggiori della munnezza. Nessuno mette in discussione il desiderio di idolatria basta non trasformare la città in un’idolatrina perché di questo si tratta. E se Roma oggi parla polacco e tedesco è perché i romani sono fuggiti da tanto dispiego di energie materiali e spirituali, con il Comune che regala cestini facendo infuriare i baristi del centro che stasera regaleranno i panini ai barboni. Forse è questa la vera taumaturgia di una giornata stranamente assolata, con il ponentino che accarezzava i ponti sul Tevere e un silenzio irreale nelle strade lontane dalla Santa Sede, senza l’urlo dello stadio o il traffico arrogante dei SUV con i soliti guidatori della domenica. E’ a Roma che, Vaticano a parte, Giovanni Paolo II ha restituito un po’ di sole e magia. Ma non durerà a lungo e il traffico ricomincerà a soffocare le strade e a rendere invivibili i quartieri. E allora perché non rendere beato anche il nostro Sindaco che, come Alemanno, si sente molto vicino al bavarese Ratzinger? La sua Giunta di miracoli ne ha compiuti parecchi per rimanere in piedi, e chissà se al buon Gianni, da sempre dichiaratosi infallibile, venisse in mente di riportare in auge il Papa Re, attirando nuovi turisti nella città eterna. Potrebbe anche essere un affare per acquisire nuovi dividendi politici.
Fratelli padani la Lega s’è desta, dell’elmo di Umberto s’è cinta la testa. Per gli eroi di Legnano stringersi a coorte contro l’Italia è pane quotidiano. Amano farsi belli per la loro strenua difesa del portafoglio dei padroncini nordisti, gente che i soldi se l’è sudati lavorando e le cui tasse non possono di sicuro esser sprecate in inutili missili per Tripoli e Misurata. Ecco dunque la mozione in sei punti di sutura contro la guerra, uno strumento di guerra al Governo, come se non ce ne fosse già abbastanza in giro. “Quella mozione noi la vogliamo fortemente” ha detto Bossi, mentre il PDL è rintanato sull’Aventino a cercare la quadra per non vivere da subito il cupio dissolvi. E’ così che La Russa vuole vivere l’emozione della guerra; il Ministro della Difesa imbraccia la chitarra come un mitra e intona la canzone di Battisti “Emozioni”, dedicandola a Maroni e Calderoli. “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi distruzioni”. La maggioranza è dunque disturbata e non poco da tante piccole beghe, e la guerra in Libia proprio non ci voleva. Lo stesso Presidente del Consiglio non dorme sonni tranquilli pensando a Tremonti, che sta preparando la sua guerra personale proprio contro il Premier. E il processo a Berlusconi da giudiziario diventa politico. Il processo nel processo: cosa ne penserebbe Franz Kafka?
Si parla di bombe intelligenti, con La Russa che si sbraccia e si contorce a significare la profonda differenza fra gli ordigni italiani e quelli di tutti gli altri Paesi. Poi, in serata, la precisazione: le bombe italiane saranno esclusivamente canore. Berlusconi, assieme al fidato Apicella, sta per recarsi in visita non ufficiale a Bagdad. Scortato dalle sue escort, il Premier si esibirà in una kermesse di successi senza tempo, da “Senza fine” a “Pensieri e parole” per poi giungere al clou della serata. “Sex bomb”, nel quale il Cavaliere sarà accompagnato da Ruby. Ecco dunque spiegato il mistero delle bombe pensanti. L’Italia ripudia la guerra, è scritto nella Costituzione, e Berlusconi per una volta questa benedetta Carta intende rispettarla. Come dargli torto? Rientrata quindi la crisi con la Lega che con Bossi ha definito “geniale e creativa la mossa del Presidente del Consiglio”, che ha poi aggiunto: “Irridere alla guerra con il sesso può farlo solo chi ha la classe di Silvio”. La notizia bomba è rimbalzata per non dire esplosa al Palazzo di Vetro dell’ONU. Apprezzamento è stato espresso dal segretario generale della Nazioni Unite Ban-Ki-Moon, che ha parlato di “un Berlusconi che ha finalmente smesso di fare l’elefante in una cristalleria”.
L’Italia e’ generosa si sa, e lo e’ fuor dell’uso soprattutto a Lampedusa. Le idee non mancano ai nostri governanti, lampi che tolgono disumanita’ ai raccapriccianti propositi dell’accoppiata Borghezio/Marine Le Pen. Ne valeva la pena di sentire qualche astruso Ministro proporre il visto a vista. I libici che sbarcano a Lampedusa non hanno documenti; si ignora perfino se son libici o valacchi ma non importa. Cio che conta e’ che chi s’e’ visto c’ha il visto. Perche’ il visto italiano e’ proprio quello dei visionari. Come potrebbe essere altrimenti nel Paese che ha dato i natali a Leonardo e a Piero della Francesca, pittori purtroppo ignoti a Gheddafi? Ma chi l’ha visto questo visto a vista? Nessuno. Non c’e’ ne’ timbro ne’ marca da bollo, ma e’ sufficiente l’occhiolino del poliziotto di turno oltre a una sua solenne esclamazione: “T’ho visto”. I libici non capiscono un granche’ perche’ non vivono nel mondo delle fiabe, ma vedere in faccia quelli che gli danno il visto sara’ loro sufficiente per sentirsi a casa? Hasta lo visto.