
C’era una volta un Re che viveva in una Repubblica.
Più di una persona nutriva il dubbio che potesse esistere un Re in una Repubblica, ma si viveva in un tempo in cui la politica era ancora un groviglio confuso di idee e chiunque poteva chiamarsi Re, tiranno, oligarca, satrapo, diadoco o nomarca e nessuno ma proprio nessuno avrebbe avuto da ridire.
Il Re aveva una corona tutta d’oro e si faceva portare in giro su un trono molto più vasto di lui, anche quando il sole era accecante e a picco sulla città.
Un bel giorno la Repubblica cadde da un dirupo costituzionale e il Re fu di nuovo Re per davvero.
Scrisse una Costituzione di cioccolato per dire che era sua volontà che la gente mangiasse tutti i giorni per rimanere più mansueta possibile. Poi rimosse il Senato e ne nominò uno nuovo di zecca il cui unico compito era quello di organizzare sfilate di moda. Infine si recò alla Camera per dire che quella era la camera in cui avrebbe vissuto, mandando a casa gli Onorevoli che avevano disonorato il Paese.
Un bel giorno però, da molto lontano, qualcuno disse che il Re avrebbe dichiarato guerra al mondo intero e che serbava nel suo Palazzo un segreto militare che avrebbe sconvolto la galassia.
Il Re, che a malapena aveva coscienza della carta geografica della terra, disse che erano tutte bugie e che la pace era la priorità del suo regno.
Ma tutti i giornali e le televisioni del mondo parlavano dell’arma segreta e dipingevano il nostro ignaro Re come un uomo bieco e pronto a sottometter tutto l’orbe terracqueo alla sua volontà.
Una mattina il Re, che aveva dormito assai poco e con soverchia preoccupazione, aprì la finestra. Il cielo era nero nero, ma non per le nuvole; era interamente occupato dalle ali dei bombardieri, che erano lì lì per sganciare ordigni di morte. Il Re si precipitò al Senato, ingiungendo ai Senatori di interrompere in men che non si dica le sfilate di moda e proclamare immediatamente la Repubblica.
Allora la Repubblica venne proclamata e i bombardamenti subito interrotti.
Ma al Re non rimase che l’esilio in una terra lontana e senza una precisa forma di Governo.
Il Re aveva perso la Repubblica e anche sé stesso.