C’era una volta un Onorevole piccolo piccolo. Era piccolo piccolo fisicamente ma lo era ancor di piu’ moralmente. Cio’ voleva dire nella realta’ che la sua statura morale rasentava il suolo e uomini piu’ onesti, e dunque non Onorevoli, gli avevano piu’ di una volta consigliato di sotterarsi per vivere fra i suoi simili esseri del sottosuolo.
L’Onorevole brigava ed intrigrava, azzeccava e garbugliava, intrecciava ed annodava; aveva dunque un modo di fare a dir poco contorto e sinuoso. Tutti sapevano delle sue grandi ricchezze, ma il suo aspetto non era certo piu’ eloquente di quello di un qualsiasi impiegato del catasto. Vestiva abiti lisi e calzava scarpe di fattura grossolana e rigorosamente made in China.
Politicino, cosi’ fu soprannominato per il suo modo angusto di fare politica, era certo molto scaltro e sembrava non conoscere il sonno, coltivando il sogno di guadagnare sempre piu’ denaro.
Chiamava a raccolta imprenditori e uomini d’affari di tutte le nazioni ed eta’ promettendo loro di risolvere i loro problemi se solo ogni mattina, con delle monete, gli avessero indicato la strada per arrivare da casa sua alla Camera.
Gli avidi business men, anche loro ispirati da una moralita’ metaforicamente lillipuziana, rispondevano con prontezza ai desiderata diPoliticino, che si era scelto un appartamento molto lontano dalla Camera sia perche’, si sa, gli affitti nei pressi dei centri di potere sono piu’ costosi, sia perche’ la lontananza dalla Camera avrebbe costretto i suoi interlocutori all’impiego di un gran numero di monete.
Cosi’, Politicino partiva dalla sua dimora alle cinque del mattino e, dopo 2 ore di cammino, aveva messo nella sua bisaccia tante monete quante quelle che sarebbero cresciute, se fosse stato vero, nel campo dei miracoli di Pinocchio.
Questo rito si avverava ogni mattina all’alba, quando gli altri Onorevoli dormivano della grossa o erano impegnati nei loro festini con ragazze avvenenti.
Ma Politicino sottovalutava l’ingenuita’ dei suoi simili. Un bel mattino, mentre seguiva il suo personale serpente monetario verso il suo posto di non lavoro, si imbatte’ in un suo compagno di partito mezzo ubriaco che, non visto, lo segui’ per un bel pezzo osservandolo nell’esclusivo compito di chinarsi a raccogliere il frutto della sua fatica da parlamentare. Il caso volle che quel collega, in verita’ per nulla uno stinco di santo, un po’ per invidia, un po’ per acquisire potere ai suoi danni, qualche tempo dopo gli tese una trappola. Mando’ all’Onorevole un suo amico imprenditore a chiedere il solito aiuto normativo. Politicino, da par suo, impose il consueto navigatore in moneta sonante.
Il mattino dopo Politicino si incammino’ verso il centro; non capiva il perche’, ma non era del tutto sereno. Era pieno inverno e le strade da percorrere ancora buie e deserte; qua e la’ qualche sprazzo di luce blu profondo faceva capolino fra le facciate dei palazzi. Politicino raccoglieva le monete con foga. Non si sentiva bene e cosi’ aveva fretta di finirla con quell’esercizio divenuto cosi’ ripetitivo. Ma stranamente quella mattina si era perso; le strade sembravano quelle di un’altra citta’; erano piu’ larghe, fredde ed anonime.
Il cielo all’improvviso gli parve immenso ed alto, con nuvole sparse che, coll’affacciarsi del sole, si tingevano di un colore brutalmente violaceo. Si convinse allora che qualcosa non andava, ma era troppo tardi; si era perso e, preso dal panico, aveva smesso di raccogliere le monete. Ma continuava a seguirle avidamente con gli occhi e si chiedeva dove lo avrebbero condotto. L’ultima moneta si fermava davanti ad un palazzo moderno con ampie vetrate a specchio. Li’ l’Onorevole fu fermato da un cronista, che lo informo’ di come era stato seguito e filmato. L’edificio in questione poi non era altro che la Procura della Repubblica.
L’autorizzazione a procedere fu votata alla Camera il giorno stesso. Oggi l’Onorevole e’ agli arresti domiciliari; chiede sempre alla sua fida governante di indicargli il percorso dalla sua camera alla stanza da pranzo con delle fiches da poker. Presto sara’ processato.