L’Italia chiamò. Ma al Quirinale nessuno risponde al telefono.

A nulla vale chiamare i nostri fratelli italiani del Quirinale. La maestra Italia voleva fare gli auguri personalmente al Presidente ma lui non è presente. E’ per strada a festeggiare e a sventolare bandiere, bandierine e a stringere mani di politici banderuole e un pò mariuoli. L’Italia chiamò, ma nessuno si è stretto a coorte come nessuno ma proprio nessuno è pronto alla morte, per sua buona sorte. E Italia continua a chiamare. ma non sul cellulare che costa troppo e con i tagli alla scuola la maestra è rimasta sola. Siamo uniti come gli Stati Uniti? Pensiamo di no; con la Lega, un poco strega, che se ne infischia dei festeggiamenti e si rifugia in Val Padana perchè l’Italia in fondo è solo una puttana, che poi tutto frana con quei cortigiani vil razza marrana. Dunque l’Italia chiamò e nessuno rispose e l’Italia si è offesa, si è messa in attesa, lontana è la resa. Son tutti alla parata, anche Italia c’è andata e ha visto una fata un pò sgangherata. Guardava di sottecchi quei salamalecchi sfogliando almanacchi alzando poi i tacchi. Tornava a casa, faceva la spesa per sora Teresa, che restava in chiesa. Italia s’è desta che bella la testa che bella la chioma sul cielo di Roma. Poi chiama il Quirinale e l’emozione sale, il Presidente c’è e vuole proprio te. Italia chiamò e son pronte le torte, Italia è più forte, sconfigge la morte.

Disegno di Smog

Reportage dalla Libia in Quattro Vignette by Senatore a Vita

Tempografico da’ il benvenuto al nostro amico disegnatore Senatore a Vita, promosso all’istante inviato speciale dalla Libia con gommone e matita appuntita. In quattro vignette Senatore ci da’ un sommario dell’evolversi della situazione libica da Febbraio a Marzo 2011, sorvolandola da Roma a Washington, passando per Parigi. Il nostro inviato speciale vola in alto e in basso e non si fa’ certo impaurire da una no-fly zone.

la russa libia 150 anni di Senatoresarkozy in libia di Senatore

EMERGENZA UMANITARIA in Libia

gheddafi e berlusconi

Le Fiabe di tempografico. Capitolo I – Il brutto addormentato alla Camera

C’era una volta un eletto, non un prescelto del Signore, ma uno che aveva preso voti ed era finito, come tanti altri balordi, a scaldare i banchi del Parlamento. L’eletto era un uomo qualunque e, come chiunque, messo di fronte ad un vagone di chiacchere, si annoiava mortalmente e sempre cadeva come in catalessi.

A nulla valevano i richiami all’ordine del Presidente, che sudava sette camicie per sguinzagliare i commessi nella speranza di scuoterlo. L’uomo dormiva proprio come un ghiro, per poi ridestarsi tutto arzillo e vigile al termine della seduta. Ma un bel giorno l’Onorevole sogno’ il Presidente trasformato in drago che diceva: “Tu sei il brutto addormentato alla Camera e nessun Principe azzurro verra’ a salvarti. Sono venuto a dirti che questo e’ il tuo ultimo quarto d’ora”.

Allora l’eletto ebbe un brusco risveglio; emise un pauroso rantolo, poi un grido mostruoso che segnava il limite della sua vita. Mori’ in pochi istanti; oggi un’aula e’ dedicata alla sua memoria, a lui che in Parlamento mai e poi mai parlo’.

Le Fiabe di Tempografico, Capitolo VIII – L’Onorevole Culatello

onorevole culatello giodo 2011 1

Sono Onorevole di nome e di fatto
Prima facevo tutt’altro mestiere
Ma per favore non date di matto
Se io in passato facevo il droghiere.

Giunse un Partito con le idee chiare
Dissero avanti senza paura
Con il tuo appoggio avremo il potere
Abbi coraggio questa è un’avventura.

Dicevo addio a salami e prosciutti
Alla breasola  alla mortadella
Con una lacrima salutai tutti
In mezzo al pianto di mia sorella.

Solcammo l’anima di questo Paese
In lungo e in largo giù fino al mare
Stringemmo milioni di mani tese
Visto che c’era molto da fare

onorevole culatello giodo 2011 2

Poi ci fu il giorno del Parlamento
Cantai l’inno a squarciagola
E poi compresi in un solo momento
Che non soltanto il vento vola

Mi nominarono Presidente
Di Commissione bicamerale
Ma non avevo molto mordente
C’era qualcosa di diseguale

E ricevetti molte pressioni
Di personaggi in doppiopetto
E per parlare proprio in soldoni
Mi proponevano storie di letto

onorevole culatello giodo 2011 3

Quelle ragazze erano avvenenti
Giovani già ci sapevano fare
Gli altri sembravano molto contenti
Io con tristezza li stavo a guardare

Quelle vendevan le proprie cosce
Come un salume ben stagionato
Ma erano solo ragazzine in fasce
Il loro sguardo era trasognato.

Io rifiutavo quelle profferte
E gli dicevo che per favore
Di andare in giro un pò più coperte
Ché tanti uomini non hanno cuore

Ingenuo presto fui ritenuto
Di moralismo intriso e retrivo
Così mi espulsero dal partito
Mi silurarono senza motivo

onorevole culatello giodo 2011 4

Dunque tornai all’antico mestiere
Ma ebbi la nausea del culatello
Per questo scelsi per nulla sapere
Di commerciare il caciocavallo

Resto al bancone per tutto il mese
Fra il Parmigiano e la mozzarella
Ma la fontina era ancora più bella
Sempre formaggio è il Bel Paese

La Laurea di Berlusconi: da Copiaset a Mediaset by Smog

Berlusconi aveva fotocopiato la tesi in una copisteria ante-litteram che si chiamava Copiaset. Da lì scopiazzò il nome di Mediaset, dopo aver messo dentro la sua tesi tre capitoli interi di “Yolanda la figlia del Corsaro Nero”, perché tanto poi non l’avrebbe letta nessuno. E andò realmente così. Al suo esame di laurea il relatore gli chiese di cantare una canzone di Trenet e il Presidente della Commissione si commosse al punto da farne le lodi. Da Copiaset a Mediaset con furore

Riforma della Giustizia nel PD: Ostruzione o O’Struzzone? by Smog

Il leader del PD Bersani è stato visto stamattina, assieme ad Enrico Letta, sulla spiaggia di Ostia in tenuta sportiva. I due però non facevano per nulla footing, come i comuni mortali lì presenti,  ma provavano un nuovo tipo di insabbiatura che consiste nel porre solo la testa sotto la sabbia. Qualcuno ha subito ricollegato questa innaturale postura allo struzzo e, tentando di carpire notizie dallo staff dei due eminenti esponenti dell’opposizione, ha desunto che il PD si prepara proprio a passare dall’ostruzionismo allo struzzonismo, forse per non ricadere nel trasformismo di giolittiana memoria. Finito l’esercizio ginnico i due sono stati assistiti dai medici: si temevano infatti dolori da torcicollo e invece sono state riscontrate malinconie da obtorto collo. Nel pomeriggio gli onorevoli sono tornati alla chetichella alla Camera e, con sorpresa, hanno scoperto che il provvedimento sulla riforma della giustizia era stato da poco insabbiato. Chi semina sabbia…

Le Fiabe di Tempografico – Capitolo VII – Le Danze Della Pioggia

danze della pioggia giodo panoramaC’era una volta una vecchia legge sull’ambiente. Tutti gli schieramenti politici consideravano la legge in ritardo rispetto ai cambiamenti climatici, cosi’ decisero di disegnare una vera e propria riforma per vincere la grande sfida della siccita’.

In Parlamento furono organizzate numerose audizioni e un bel giorno qualcuno ebbe la brillante idea di chiamare a riferire dei vecchi indiani metropolitani per saperne di piu’ sulle danze della pioggia. Questi per l’appunto non erano indiani d’America ma simil-indiani residenti nelle case occupate in periferia. A loro la pioggia faceva solo paura poiche’ con le precipitazioni le mura dei loro sordidi appartamenti si infiltravano d’acqua.

Alla Camera furono allora chiamati dei veri indiani Sioux e Navajos, con tanto di seguito di graziose Squaw e purosangue. Loro avrebbero indicato la strada per far piovere ai parlamentari visi pallidi e squallidi.

danze della pioggia giodo indiani metropolitani

Rimasero un mese e piu’ a spese dei cittadini e quel mese coincise con una ripresa intensa delle pioggie. Poi venne la neve , gli aeroporti furono chiusi e gli indiani, per passare il tempo, fumarono il calumeth della pace con i nostri onorevoli, che erano ben contenti di aver scavallato il problema siccita’ grazie ad un oscuro rituale.

Finalmente torno’ il sereno e la delegazione di pellerossa fu accompagnata in aeroporto dal Presidente del Senato in persona, da loro soprannominato Scalpo Supremo.

Si torno’ a discutere della legge alle soglie della primavera. Le norme prevedevano corsi di formazione regionali per insegnare agli operatori ecologici le danze della pioggia. Ma anche su questo il Parlamento era diviso. Mentre il centrosinistra propendeva per il metodo Sioux, la Destra aveva adottato la danza dei Navajos.
Cosi’ nelle commissioni competenti ciascuno scimmiottava a modo suo i pellerossa in versioni edulcorate dalla tarantella o nobilitate da passi di valzer. Il fatto era che non pioveva piu’ e nemmeno gli antropologi che studiavano gli indiani nativi potevano essere d’aiuto.

Cosi’ furono richiamati i pellerossa per essere ripresi dalle telecamere nella precisa sequenza del rito. Si doveva decidere qual era la danza che avrebbe garantito piu’ acqua; quella e solo quella sarebbe stata adottata nei protocolli previsti dalla legge. I Sioux e i Navajos si esibirono a ripetizione in un numero infinito di varianti. Il dibattito ando’ avanti per giorni e giorni, mentre fuori aveva ricominciato a piovere a dirotto.

danze della pioggia giodo  fumando calumet
Le danze della pioggia furono oggetto di una nuova stagione ideologica. Secondo la Destra quelle dei Sioux erano comuniste perche’ loro avevano sterminato il generale Custer e le sue truppe a Little Big Horn. Il centrosinistra invece tuonava contro i Navajos, che a loro parere erano in combutta con i peggiori speculatori di Wall Street. Intanto nel Paese non smetteva di piovere; l’effetto domino delle danze riversava le sue masse d’acqua nelle grandi metropoli, nelle campagne e perfino sui passi montani invalicabili. L’innalzamento delle acque marine provoco’ alluvioni, frane, smottamenti ed un numero imprecisato di tsunami; la discussione in Parlamento fu allora interrotta.

I capi di Sioux e Navajos furono nominati senatori a vita; fu l’unico modo di fermarli perche’ non smettevano piu’ di volteggiare fra un trionfo di piume e lanci di Tomahawk. Qualcuno allora invoco’ il Mose’ biblico, ma non ci fu traccia di segni divini. Il Paese allora si rimbocco’ le maniche e tutti gli uomini di buona volonta’ che, malgrado i politici, non erano pochi, procedettero alla lenta e faticosa ricostruzione.

danze della pioggia giodo temporali