Tempo di referendum: quattro nuclei di pensiero sul nucleare

1. Dal nucleo di quella cellula impercettibilmente se ne formò un’altra e poi un’altra ancora e così all’infinito. Era la fine dell’estate del 1945 e una lunga striscia di cielo plumbeo oscurava la luce azzurrina di Hiroshima .

2. Sarkozy si infilò le zeppe nelle scarpe e pensò:” E’ l’unica cosa che ho in comune  con Berlusconi; ma è grazie a questo che gli venderò meglio il progetto delle nostre nuove centrali. In Francia ne abbiamo troppe”.

3. Angela Merkel non capiva la differenza fra fissione e fusione. “Ma contano soli i voti” disse a sé stessa. Così decise per una moratoria sul nucleare dal 2022, sapendo benissimo che in quella data avere un occhio sarebbe stato segno divino di beatificazione.

4. C’erano una volta sette samurai che avrebbero vinto qualsiasi esercito. Ma si scoprì la furia iconoclasta dell’atomo, e i sette samurai furono spazzati via dai sette angeli dell’Apocalisse.

Immagine di Cyocum tratta da www.flickr.com

Tempo di referendum: Quattro considerazioni sull’acqua

1. C’era una volta l’ossido di idrogeno. Era un fluido vitale poiche’ faceva parte di tutte le creature viventi. Ma con quel nome faceva paura e cosi’ fu chiamato piu’ semplicemente acqua.

2. Quando Mose’ divise le acque del Mar Rosso non aveva idea di cosa significasse creare una pluralita’ di acque. Cosi’ decise di riunirle  immediatamente, uccidendo tutti gli esagitati inseguitori.

3. Rompere le acque prelude a una nuova vita. Ma e’ in quella stessa acqua che si nasce e poi si muore. Non c’e’ dunque da aver paura dei cupidi poiche’ l’acqua fara’ sempre parte di noi.

4. Si dice che qualcosa  fa acqua quando sta perdendo lentamente vitalita’. E, malgrado la siccita’, l’Italia di acqua ne sta facendo molta, troppa. Sarebbe ora di impiegare quell’acqua in eccesso per ridare una vita vera al Paese.

Tempo di referendum: 4 racconti sul legittimo impedimento

1. Al Parlamento veniva  impedito di legiferare quando giunse un Ministro che defini’ legittimo il dolce far nulla. Da quel giorno nessuna legge fu piu’ approvata e il Parlamento si occupo’ del sesso degli angeli o del sesso tout court.

2. Un uomo non riusciva piu’ a salire le scale e si crucciava e di molto per cotale incapacita’. Qualcuno gli ricordo’ che prendere l’ascensore era legittimo quanto il suo impedimento. Cosi’ l’uomo divento’ liftman in un albergo e visse felice.

3. Qualcuno credeva che tutto fosse legittimo, che tutto potesse esser fatto grazie alla volonta’ perche’ con la volonta’ si possono piegare le montagne ai nostri fini. Poi si riscosse dal sonno e disse che era del tutto legittimo l’essere impedito nell’attuazione dei propri faraonici propositi.

4. Un figlio interrogo’ il padre sui suoi impedimenti. “Sono legittimi” disse il padre; “ma e’ la domanda a non esserlo”. Il figlio allora si rivolse alla madre poiche’ credeva che lei potesse far tutto. Ma si scopri’ che non era un figlio legittimo.

Referendum: si accende lo scontro per spegnere le centrali con l’acqua non privatizzata e senza legittimo impedimento

I referendum abrogativi su nucleare, acqua e legttimo impedimento sono alle porte, ma la trasmissione Porta a Porta non intende parlarne. Per Vespa evidentemente sono referendum per pesi mosca. Ma non e’ proprio cosi’. I quesiti potrebbero segnare la fine politica di Berlusconi.
Con tre si’ si direbbe definitivamente no al Cavaliere, che teme questa deriva plebiscitaria all’incontrario e non sa piu’ come tamponarla.
Spegnere le centrali con acqua non privatizzata si puo’ senza nessun legittimo impedimento. E tre e’ proprio il numero perfetto; lo sa perfino Bersani, che resta confuso fuor dell’uso, ma si rende conto del portento che Fukushima ha portato nella  politica italiana, tanto da promettere all’ambasciatore giapponese di andare avanti a sushi per tutto il mese. Sembra poi che il segretario del PD  abbia anche optato per la geisha al posto della escort purche’ tutto non finisca con un hara kiri alla Butterfly. Perche’ i suicidi del centro-sinistra sono ormai studiati nei think tank di tutto il mondo. Si teme dunque il mancato raggiungimento del quorum, ultimo baluardo verso un’Italia denuclearizzata e deberlusconizzata. Il Cavaliere invece spera in radiose giornate piene di luce, dove gli italiani opteranno per il sole e il mare: un sole che ride e un’acqua sempre meno radioattiva. Proprio l’aspirazione massima degli ambientalisti.

Alfano scrive a Berlusconi sulla sua nomina a segretario PDL: “Ho grande fiuto per il gran rifiuto”

Il rifiuto

Angelino Alfano scrive al Premier, manifestando la sua volonta’ di rimanere Ministro della Giustizia. Di andare al PDL non e’ di sicuro entusiasta. Vediamo perche’ in questa lettera.

Caro Presidente
ti saro’ grato sempre per questa tua idea di affidarmi la segreteria, ma di segreti io non ne ho da custodire al contrario di Verdini, che ho visto verde di rabbia malgrado gli anni non piu’ verdissimi. Ma e’ tempo di dire la verita’, perche’ non e’ tempo di morire. Non essendo il sottoscritto un tuo replicante egli  non vuole neppure replicare tutti i tuoi errori ad personam, tutte quelle riforme senza forma che sarebbe stato  di gran lunga meglio parlar di forme a te piu’ congeniali. Il PDL e’ politicamente inesistente e affinche’ tu non diventi il Cavaliere inesistente occorrerebbe una fase ricostituente con la Prestigiacomo che resta all’Ambiente. Perche’ l’ambiente dei La Russa, Gasparri e Matteoli non preserva di sicuro la biodiversita’ necessaria al partito. Io che credo nella genetica e nell’evoluzione attenderei tempi darwinisticamente piu’ maturi dove diventeremo giraffe per raccogliere i frutti di una visione dall’alto. Attendo dunque una tua disinvestitura ufficiale dal palazzo della Fininvest dopo aver confabulato con Confalonieri. Ti dico anche che ho fiuto per un gran rifiuto perche’ in questo partito ci sono troppi rifiuti speciali e anche Bertolaso, benche’ massaggiato, ha fatto il suo tempo. E poi c’e’ Bersani che bussa alla porta per un mio trionfale ingresso nel PD, la vera casa dei moderati senza un moderatore ne’ un leader ne’ un progetto. Non te lo avevo forse gia’ detto?

Cinque Fiabe in Cinque Righe

1. C’era una volta un Principe innamorato perso della sua Principessa. Un giorno un Presidente gliela portò via e la nominò Ministro del Regno. Il Principe, ferito a morte, ebbe una reazione d’orgoglio. Si presentò in Parlamento vestito proprio come un Cavaliere della Tavola Rotonda. Incontrato il Presidente lo infilzò con la sua spada magica che trasformava gli uomini in maiali. Ma il Presidente rimase se stesso perché era già porco di suo. Allora il Principe si infilzò da solo e da allora visse una felice vita suina.

2. C’era una volta un Onorevole donna innamorata di un pitone. Lo teneva segregato in casa in una teca grande grande. Un giorno il Parlamento bandì tutti rettili dal proprio territorio. Lei si presentò in aula con il pitone al collo. Il pitone strangolò un paio di suoi colleghi e strisciò lentamente verso lo scranno del Presidente, che morì dalla paura. Poi si trasformò in farfalla e fuggì via da un lunotto che era sempre aperto per far entrare un po’ d’aria meno fetida. L’Onorevole donna lo cerca ancora oggi nel sogno.

Fiabe in Poche Righe di Mabuse - Illustrazione Giodo

3. Un commesso del Parlamento aveva qualcosa da dire al Presidente, ma questi non lo ascoltava. A cosa serviva in fondo parlare con un commesso messo lì perché raccomandato da qualche suo predecessore? Una sera il Presidente era nella sua stanza. Il commesso entrò e richiuse a chiave la porta. “Ora mi ascolterà perché devo dirle solo una cosa”. “Ebbene?”, rispose il Presidente. “Si ricordi che lei non sarà più Presidente, mentre io sarò sempre commesso. E vivrò più di lei”. E affinché fosse realmente così estrasse una pistola e uccise il Presidente.

 

4. C’era un parlamentare che non andava mai a lavoro perché si annoiava mortalmente e detestava le leggi. Gli sembrava quasi di tornare a scuola, una scuola triste dove i compagni erano tutti brutti e rapaci. Una mattina però decise di andare in Parlamento. Aveva presentato un’interrogazione al Ministro della Pubblica Istruzione e voleva essere presente per la risposta. L’Onorevole chiedeva al Ministro di far tornare i parlamentari a scuola perché erano tutti ignoranti. Il Ministro si trovò d’accordo e il Transatlantico tutto fu trasformato in un’immensa scuola di recupero.

 

5. C’era una volta un’aula sgombra del Senato. Era mattino e nessuno capiva perché l’aula a quell’ora fosse vuota, proprio il contrario di un uovo. Il Transatlantico rimase deserto quel giorno, il giorno successivo e tutti i giorni che vennero dopo. Si seppe poi in un altro mondo che quel giorno era scoppiata la bomba atomica. I politici erano morti come tutti gli altri uomini, anche se si stentò a credere che essi fossero veri uomini come noi lo eravamo. Riposano in pace.

Pisapia: “Abbiamo vinto con ironia”. Ora pero’ rischiano di prendersi sul serio

Il centro-sinistra ha sbaragliato le elezioni comunali. Questo soprattutto grazie alla complicita’ di un centro-destra sempre piu’ sinistro, asfittico  e  monotono. “Abbiamo vinto con ironia” dice un gongolante Pisapia. Ironia della sorte diremmo, perche’ contro l’ormai lisa furia iconoclasta di Berlusconi avrebbe vinto perfino Barbapapa’. Ma si puo’ governare con ironia? Certamente; prendere in giro l’elettorato e’ prerogativa della nostra politica soprattutto quando essa si prende troppo sul serio, come se fosse stata in un baleno investita di una missione trascendente. Dunque ci auguriamo tutti di cuore che i Pisapia, i De Magistris, gli Zedda si rendano conto che non hanno particolari meriti, se non quello di esser stati gli avversari del nulla. E’ vero la Moratti si prendeva troppo sul serio, credendosi epigona di quella Milano da bere che la dava a bere. Ma l’euforia da spritz non poteva durare, e non era piu’ sufficiente mettersi in mostra con l’Expo. Bersani, con la sua consueta creativita’, ha dichiarato: “Governeremo per tutti”, prenotandosi per un posto a Palazzo Chigi. Ma Berlusconi e’ d’accordo con la Lega e ha varato una union sacrée fino al 2013, dissacrando il concetto stesso di maggioranza con la sua proverbiale abilita’ nella cosmesi. Perche’ bisogna dirlo, la politica e’ truccata da effetti speciali che nessuno saprebbe spiegare. Non importa se poi il film e’ vecchio, trito e ritrito. I remake possono avere piu’ successo degli originali; attendiamo a breve l’uscita di un sequel del sequel di “A volte ritornano”.

Le poesie elettorali. Brunetta: “Mi chiaman nano/gigante politico fui”

Ecco un pensiero di Brunetta ingrandito al microscopio elettronico

Anche Renato Brunetta, dalla funzione pubblica, scrive dei versi elettorali. Lui che fu trombato come sindaco di Venezia sa quanto bruciano le sconfitte. Eccolo dunque lancia in resta in supporto della Moratti e di Lettieri.

 

Son Renato e son rinato

da Ministro ho fatto tutto

or la gente è più operosa

perché gode dal lavoro

i fornelli poi i tornelli

la riforma ha fatto effetto

e io vivo con affetto

del Governo il sentimento.

Ma ci sono le elezioni

nei Comuni i ballottaggi

non mi vollero a Venezia

e a Milano Pisapia

la Moratti manda via

De Magistris è immondizia

grati son napoletani

quindi è dura per Lettieri

niente pizza a lui domani.

Nel mio piccolo non voto

ma son qui per consigliare

la sinistra è più sinistra

e la vita non è uguale

nulla serve il cambiamento

se poi Marx fa capolino

Stalingrado torna in auge

Bolscevico è pure il vino.

Son Brunetta

forse nano

ma gigante dello Stato

dalla pianta sono sceso

voglio prendervi per mano

libertà è la mia parola

al lavoro tutti quanti

la parola poi non basta

se essa è lasciata sola

lavorare tutti quanti

senza andare mai in pensione

ci si annoia a non far nulla

e si vive con tensione.

Ma votate allegramente

giù Lettieri su Moratti

poiché ieri oggi e domani

la sinistra è sol dei matti.

 

Veltroni fa i versi delle elezioni. “Fui sindaco amato / Mai piu’ lo saro'”

Walter e’ nostalgico e queste elezioni sono la sua Musa ispiratrice. Lui che fu sindaco di Roma scrive adesso ma anche, perche’ no, dopo:

Fui sindaco amato
e anche no
pur sempre eletto
nessuno mai
lesse i miei libri
che scrissi col sangue
e anche no
a Pisapia dico si
Letizia anche
puo’ vincere ancora
che’ Nichi e’ regista
volevo esserlo io
ma la politica
e’ un brutto film
drammatico
e anche un horror
horror vacui
e fantascienza
mi attende nel sole
di Roma
fui sindaco di tutti
e anche di nessuno
ora solo fra rovine
ma il PD non e’ il Foro
rischia il buco
voragine profonda
di creste e bond
vorrei esser Premier
e anche no
che’ nessuno mi vuole
queste elezioni
gia’ vissute e vinte
e anche perse
non esiste pareggio
per citta’ immense
di disparita’
e fui sindaco
mai piu’ lo saro’
meglio fare un gesto
come Mandrake
sparire per non morire
sognare forse
essere
e anche no.