Esiti dei referendum. Primo: il Governo fara’ acqua

Con la vittoria del si ai due referendum sulla privatizzazione dell’acqua il nostro Governo ha da oggi un compito mica da ridere. Dovra’ fare e distribuire acqua, cosa non scontata in tempi di siccita’. Ma se guardiamo agli ultimi tre anni, ovvero da quando e’ in carica, notiamo che lo stesso Governo non ha fatto altro che fare acqua. Oggi una valanga d’acqua ha travolto il Titanic, ma  l’esecutivo, complice Apicella, intende continuare a suonare la stessa musica. L’opposizione gongola, cavalcando il dissenso della gente che non ne piu’ di vedere il Paese immobile solo perche’ per Berlusconi  la donna deve essere mobile, ora e per sempre. Ma non siamo certi che, col prossimo giro della ruota della fortuna, il PD sia in grado di far andare la nave. I problemi interni alla sinistra non mancano mai e con Vendola e’ assicurata una bella girandola. Vorremmo non piu’ vedere nascere gruppi parlamentari dal nulla e che la politica fosse davvero piu’ responsabile. C’e’ una rivoluzione non tanto silenziosa in Italia; speriamo che essa sia anche vera e non riporti in auge soltanto personaggi sul viale del tramonto. Per questo auspichiamo tutti  che l’acqua non serva soltanto per assistere al loro canto del cigno.

Referendum: un elettore alle urne. “Una scrutatrice mi scruto’ negli occhi e fu si al primo sguardo”

Stamattina mi sono alzato di buon ora; non che lo faccia di solito, ma volevo togliermi il pensiero del voto per poi magari andare in spiaggia con la chitarra a tirare su qualche euro che’ in metropolitana nessuno piu’ apprezza le mie digressioni su Bennato e Finardi. Mi reco al seggio, una scuola  dalle mura lise per aver  ascoltato anni di parolacce e insulti, do al Presidente di seggio il mio certificato e ritiro quelle tristi schede dai colori impalpabili.  Una giovane scrutatrice dall’espressione languida mi scruta negli occhi come se nello sguardo ci fosse tutto il significato di questo voto di  mera affermazione/negazione. E insistendo con lo sguardo improvvisamente mi convince: non si poteva  proprio dire di no dinanzi a un cristallino tanto prodigioso. Allora mi butto a capofitto nell’urna e, solo allora, all’interno di quel loculo in legno compensato mi ricordo della mia armonica a bocca estranedola come un’arma segreta. E cosi’ inizio ad intonare  una serie perfetta di canzoncine anni ’60, da “Senza fine” a “E se domani, mentre il Presidente di seggio arresta le operazioni elettorali reclamando l’intervento delle forze dell’ordine. Giungono  due agenti all’apparenza nerboruti ma in realta’ ordinariamente  flaccidi. Chiendendomi se mi sento bene, sento che mi sollevano di peso per portarmi al Commissariato di zona. Non so che tipo di reato mi contestano, ma non mi sequestrano l’armonica e questo per me resta un gesto magnanimo. Al contrario l’ispettore, rimasto solo con me nella stanza, mi chiede di intonargli “Anima mia” dei Cugini di Campagna.
Lo faccio con trasporto  e solo in quell’istante  mi ricordo che il mio voto e’ andato perduto.
Tutto per lo sguardo scrutatore di una scrutatrice.

Tempo di referendum: quattro considerazioni finali sul significato di quesito

1. C’era una volta un quesito che non trovava risposta. Alla fine qualcuno rispose, ma qualcun altro dimostro’ immantinente che quella soluzione era errata. E da allora  quello stesso  quesito e’ rimasto li’ solo soletto, aspettando Godot.

2. Dovevo dire si o no e mi chiedevo perche’ non si potesse rispondere con un forse. Mi dissero che forse avevo ragione e forse no. Solo allora mi convinsi e dissi si.

3. Quel giorno tutti andarono al mare e le urne rimasero deserte. Il Presidente di seggio preparo’ un intero esame universitario e la segretaria si mise lo smalto sui piedi, facendosi bella per la sera, quando avrebbe detto si’ al suo ganzo.

4. Quando si fanno delle domande si presume che chi debba rispondere sia in grado di farlo.  Non sempre questo accade o meglio quasi mai. E l’impedimento e’ del tutto legittimo dinanzi a domande cretine.

Tempo di referendum: quattro nuclei di pensiero sul nucleare

1. Dal nucleo di quella cellula impercettibilmente se ne formò un’altra e poi un’altra ancora e così all’infinito. Era la fine dell’estate del 1945 e una lunga striscia di cielo plumbeo oscurava la luce azzurrina di Hiroshima .

2. Sarkozy si infilò le zeppe nelle scarpe e pensò:” E’ l’unica cosa che ho in comune  con Berlusconi; ma è grazie a questo che gli venderò meglio il progetto delle nostre nuove centrali. In Francia ne abbiamo troppe”.

3. Angela Merkel non capiva la differenza fra fissione e fusione. “Ma contano soli i voti” disse a sé stessa. Così decise per una moratoria sul nucleare dal 2022, sapendo benissimo che in quella data avere un occhio sarebbe stato segno divino di beatificazione.

4. C’erano una volta sette samurai che avrebbero vinto qualsiasi esercito. Ma si scoprì la furia iconoclasta dell’atomo, e i sette samurai furono spazzati via dai sette angeli dell’Apocalisse.

Immagine di Cyocum tratta da www.flickr.com

Tempo di referendum: Quattro considerazioni sull’acqua

1. C’era una volta l’ossido di idrogeno. Era un fluido vitale poiche’ faceva parte di tutte le creature viventi. Ma con quel nome faceva paura e cosi’ fu chiamato piu’ semplicemente acqua.

2. Quando Mose’ divise le acque del Mar Rosso non aveva idea di cosa significasse creare una pluralita’ di acque. Cosi’ decise di riunirle  immediatamente, uccidendo tutti gli esagitati inseguitori.

3. Rompere le acque prelude a una nuova vita. Ma e’ in quella stessa acqua che si nasce e poi si muore. Non c’e’ dunque da aver paura dei cupidi poiche’ l’acqua fara’ sempre parte di noi.

4. Si dice che qualcosa  fa acqua quando sta perdendo lentamente vitalita’. E, malgrado la siccita’, l’Italia di acqua ne sta facendo molta, troppa. Sarebbe ora di impiegare quell’acqua in eccesso per ridare una vita vera al Paese.

Tempo di referendum: 4 racconti sul legittimo impedimento

1. Al Parlamento veniva  impedito di legiferare quando giunse un Ministro che defini’ legittimo il dolce far nulla. Da quel giorno nessuna legge fu piu’ approvata e il Parlamento si occupo’ del sesso degli angeli o del sesso tout court.

2. Un uomo non riusciva piu’ a salire le scale e si crucciava e di molto per cotale incapacita’. Qualcuno gli ricordo’ che prendere l’ascensore era legittimo quanto il suo impedimento. Cosi’ l’uomo divento’ liftman in un albergo e visse felice.

3. Qualcuno credeva che tutto fosse legittimo, che tutto potesse esser fatto grazie alla volonta’ perche’ con la volonta’ si possono piegare le montagne ai nostri fini. Poi si riscosse dal sonno e disse che era del tutto legittimo l’essere impedito nell’attuazione dei propri faraonici propositi.

4. Un figlio interrogo’ il padre sui suoi impedimenti. “Sono legittimi” disse il padre; “ma e’ la domanda a non esserlo”. Il figlio allora si rivolse alla madre poiche’ credeva che lei potesse far tutto. Ma si scopri’ che non era un figlio legittimo.

Referendum: si accende lo scontro per spegnere le centrali con l’acqua non privatizzata e senza legittimo impedimento

I referendum abrogativi su nucleare, acqua e legttimo impedimento sono alle porte, ma la trasmissione Porta a Porta non intende parlarne. Per Vespa evidentemente sono referendum per pesi mosca. Ma non e’ proprio cosi’. I quesiti potrebbero segnare la fine politica di Berlusconi.
Con tre si’ si direbbe definitivamente no al Cavaliere, che teme questa deriva plebiscitaria all’incontrario e non sa piu’ come tamponarla.
Spegnere le centrali con acqua non privatizzata si puo’ senza nessun legittimo impedimento. E tre e’ proprio il numero perfetto; lo sa perfino Bersani, che resta confuso fuor dell’uso, ma si rende conto del portento che Fukushima ha portato nella  politica italiana, tanto da promettere all’ambasciatore giapponese di andare avanti a sushi per tutto il mese. Sembra poi che il segretario del PD  abbia anche optato per la geisha al posto della escort purche’ tutto non finisca con un hara kiri alla Butterfly. Perche’ i suicidi del centro-sinistra sono ormai studiati nei think tank di tutto il mondo. Si teme dunque il mancato raggiungimento del quorum, ultimo baluardo verso un’Italia denuclearizzata e deberlusconizzata. Il Cavaliere invece spera in radiose giornate piene di luce, dove gli italiani opteranno per il sole e il mare: un sole che ride e un’acqua sempre meno radioattiva. Proprio l’aspirazione massima degli ambientalisti.

Alfano scrive a Berlusconi sulla sua nomina a segretario PDL: “Ho grande fiuto per il gran rifiuto”

Il rifiuto

Angelino Alfano scrive al Premier, manifestando la sua volonta’ di rimanere Ministro della Giustizia. Di andare al PDL non e’ di sicuro entusiasta. Vediamo perche’ in questa lettera.

Caro Presidente
ti saro’ grato sempre per questa tua idea di affidarmi la segreteria, ma di segreti io non ne ho da custodire al contrario di Verdini, che ho visto verde di rabbia malgrado gli anni non piu’ verdissimi. Ma e’ tempo di dire la verita’, perche’ non e’ tempo di morire. Non essendo il sottoscritto un tuo replicante egli  non vuole neppure replicare tutti i tuoi errori ad personam, tutte quelle riforme senza forma che sarebbe stato  di gran lunga meglio parlar di forme a te piu’ congeniali. Il PDL e’ politicamente inesistente e affinche’ tu non diventi il Cavaliere inesistente occorrerebbe una fase ricostituente con la Prestigiacomo che resta all’Ambiente. Perche’ l’ambiente dei La Russa, Gasparri e Matteoli non preserva di sicuro la biodiversita’ necessaria al partito. Io che credo nella genetica e nell’evoluzione attenderei tempi darwinisticamente piu’ maturi dove diventeremo giraffe per raccogliere i frutti di una visione dall’alto. Attendo dunque una tua disinvestitura ufficiale dal palazzo della Fininvest dopo aver confabulato con Confalonieri. Ti dico anche che ho fiuto per un gran rifiuto perche’ in questo partito ci sono troppi rifiuti speciali e anche Bertolaso, benche’ massaggiato, ha fatto il suo tempo. E poi c’e’ Bersani che bussa alla porta per un mio trionfale ingresso nel PD, la vera casa dei moderati senza un moderatore ne’ un leader ne’ un progetto. Non te lo avevo forse gia’ detto?

Cinque Fiabe in Cinque Righe

1. C’era una volta un Principe innamorato perso della sua Principessa. Un giorno un Presidente gliela portò via e la nominò Ministro del Regno. Il Principe, ferito a morte, ebbe una reazione d’orgoglio. Si presentò in Parlamento vestito proprio come un Cavaliere della Tavola Rotonda. Incontrato il Presidente lo infilzò con la sua spada magica che trasformava gli uomini in maiali. Ma il Presidente rimase se stesso perché era già porco di suo. Allora il Principe si infilzò da solo e da allora visse una felice vita suina.

2. C’era una volta un Onorevole donna innamorata di un pitone. Lo teneva segregato in casa in una teca grande grande. Un giorno il Parlamento bandì tutti rettili dal proprio territorio. Lei si presentò in aula con il pitone al collo. Il pitone strangolò un paio di suoi colleghi e strisciò lentamente verso lo scranno del Presidente, che morì dalla paura. Poi si trasformò in farfalla e fuggì via da un lunotto che era sempre aperto per far entrare un po’ d’aria meno fetida. L’Onorevole donna lo cerca ancora oggi nel sogno.

Fiabe in Poche Righe di Mabuse - Illustrazione Giodo

3. Un commesso del Parlamento aveva qualcosa da dire al Presidente, ma questi non lo ascoltava. A cosa serviva in fondo parlare con un commesso messo lì perché raccomandato da qualche suo predecessore? Una sera il Presidente era nella sua stanza. Il commesso entrò e richiuse a chiave la porta. “Ora mi ascolterà perché devo dirle solo una cosa”. “Ebbene?”, rispose il Presidente. “Si ricordi che lei non sarà più Presidente, mentre io sarò sempre commesso. E vivrò più di lei”. E affinché fosse realmente così estrasse una pistola e uccise il Presidente.

 

4. C’era un parlamentare che non andava mai a lavoro perché si annoiava mortalmente e detestava le leggi. Gli sembrava quasi di tornare a scuola, una scuola triste dove i compagni erano tutti brutti e rapaci. Una mattina però decise di andare in Parlamento. Aveva presentato un’interrogazione al Ministro della Pubblica Istruzione e voleva essere presente per la risposta. L’Onorevole chiedeva al Ministro di far tornare i parlamentari a scuola perché erano tutti ignoranti. Il Ministro si trovò d’accordo e il Transatlantico tutto fu trasformato in un’immensa scuola di recupero.

 

5. C’era una volta un’aula sgombra del Senato. Era mattino e nessuno capiva perché l’aula a quell’ora fosse vuota, proprio il contrario di un uovo. Il Transatlantico rimase deserto quel giorno, il giorno successivo e tutti i giorni che vennero dopo. Si seppe poi in un altro mondo che quel giorno era scoppiata la bomba atomica. I politici erano morti come tutti gli altri uomini, anche se si stentò a credere che essi fossero veri uomini come noi lo eravamo. Riposano in pace.