Tremonti scrive al Cavaliere: “Muoia Brunetta con tutti i Bonaiuti”

Il negozio preferito dal giovane Silvio

L’ira di Tremonti si riversa in una lettera piena di livore indirizzata stamane al Premier. Tempografico la pubblica in esclusiva

Caro Silvio, ti scrivo in merito alle mie dimissioni, che saranno contestuali alle tue, quando avrai il coraggio di guardare in faccia a Letta, che ormai ti fa pernacchie e corna dietro il tuo parrucchino. E’ vero che sei stato trapiantato, ma forse dovresti pensare ad un cervello nuovo, magari quello della Montalcini o di Rubbia se non sono troppo vecchi. Di genialità ne servirebbe, ma tu non conosci nemmeno il significato della parola perché non sei non capace di guardare i conti in controluce per comprendere quanto bisogno ci sia di denaro contante. L’Italia non è più liquida perché i soldi sono tutti inguattati in Svizzera o alle Isole Caimano, che mi dicono essere di tua pertinenza  grazie a Lavitola. Tu vedi come una sconfitta una dimissione in massa dall’esecutivo; io penso invece che questo Governo di esecutivo non abbia nulla e proprio per questo suggerisco il seguente slogan: “Muoia Brunetta con tutti i Bonaiuti”. Perché la gente che hai intorno Silvio è triste più del figlio di Bossi, che non sa distinguere un triangolo da un parallepipedo. Tu ottieni la fiducia sempre per il rotto della cuffia; io mi sono rotto di correre dietro ai Ministri che non vogliono tagli. Il Ministro dell’Agricoltura Romano mi chiede fondi per la promozione del pistacchio di Bronte che glielo tiro in fronte, mentre la Brambilla vorrebbe un finanziamento per la riqualificazione dell’area archeologica di Arcore (sapevo che eri un rudere ma non ti facevo ancora un reperto). Ti dico dunque che se ti dimetti tu poi lo faccio anch’io, con buona pace di Umberto, che ha problemi a Varese ma non ancora a Legnano. Ciao Silvio e pensa ai miei tagli.

Immagine di Jahovil tratta da www.flickr.com

Berlusconi: “Con Bossi sono tutt’orecchi”. Quattro haiku fra amici

ritratto berlusconi bossi (c) giodo 2011

Berlusconi dedica quattro haiku a Bossi che tempografico intercetta e pubblica in un battibaleno.

Tu Senatur io Cavalier
A me l’amor a te l’armi che
Non solo il cor hai dur

Sono padano come te
La mia pianura d’etere
Piu’ vasta della tua

La tua secessione
E’ esercizio anarchico
Di immaginario immenso

Pier Silvio meglio di Trota
Umberto peggio di Silvio
E meno male che son divorziato!

 

Ecco la lettera di Marchionne alla Marcegaglia. “E’ un Paese di escort e non di Fiat”

Già da bambino Marchionne aveva le idee chiare

Marchionne non ci sta ed esce da Confindustria. L’orgoglio del Lingotto è espresso in una missiva di poche righe indirizzata ad Emma Marcegaglia. Tempografico pubblica l’originale e non la versione edulcorata diffusa alla stampa.

Cara Emma,

sono profondamente deluso dal fatto che tu ti sia comprata una BMW. Potevi almeno consigliarti con me? E poi in pubblico parli sempre di Mercedes e mai di Ferrari, sei stata vista su una Toyota e poco ci manca che non sali su una Skoda. Io ti chiedo solo un pò di coerenza. Come faccio a restare in Confindustria se tu passi le vacanze  a Parigi e vai in visita ufficiale al Parc Citroen? Cosa racconto ai miei operai se anche la Confindustria, per compiacere il Cavaliere, compra Ford Escort a go go? Un pò di ritegno dico; non so, almeno fatti vedere ogni tanto in 500 col tuo portavoce; una decappottabile te la posso anche mettere a disposizione. E poi dicono che sei Brava, ma tu sulla nostra Brava non ci sei mai salita. Lo so che molte volte ti lascia per strada, ma sai che nella vita questo accade non solo con le macchine. Spero tanto che dopo questa lettera tu non corra a comprarti una Audi. Io ti vedrei meglio in un tour italiano su un Fiorino Iveco, magari a distribuire il pane alle massaie, tanto per tornare alle origini. Spero tu comprenda quindi il mio disagio e la conseguente uscita da Confindustria. Questo è ormai un Paese di escort e non di Fiat”.

Tuo Sergio

 

Immagine tratta da www.flickr.com

 

 

Fiaba in Tre Righe: La Fiaba Scappante

C’era una volta una fiaba che voleva uscire dal libro per vivere nel mondo reale.

L’autore la ricaccio’ dentro con tale vigore che il libro divento’ di sole pagine bianche.

 La fiaba e’ sempre rinchiusa in questo libro che nessuno potrà mai aprire; di tanto in tanto qualcuno la racconta oralmente.

Otto Haiku di Bossi sulla recessione della secessione

Un esempio di come spiegare a Bossi le quote latte

Tempografico pubblica gli haiku di Umberto Bossi sulla secessione:

 

Che Roma è ladrona

Lo dice Tremonti

Per salvar Milanese

 

Tutti a Legnano

A mordere

La divina cassoeula

 

La Padania 

E’ fiume di mais

E latte in ettari

 

Berlusconi è finito

Lo sarei anch’io

Se più lui non fosse

 

La secessione è in recessione

Null’altra invenzione

Per la base in tensione

 

Devo salvare Renzo

Non cavallo di razza

Ma trota che non trotta


 Vedere Calderoli

Sentire il suo fiato d’Oltrepò

E sapersi padano

 

Imbracceremo i fucili

La Polizia di Maroni

Sia con noi

 

Foto di Mowie Kay tratta da www.flickr.com

Berlusconi: “Portatemi la Arcuri ad Arcore”. E Manuela fuggì in Arkansas

Berlusconi voleva la Arcuri ad Arcore. E Manuela scappò in Arkansas, nascondendosi in un sordido motel. Poi fu intercettata una sua telefonata; chi ascoltava per conto di Silvio capì fischi per fiaschi e andò a cercarla in Arcadia, dove peraltro erano tutti morti da un pezzo.  Berlusconi la voleva perché  era un animale raro e il suo sogno era di farla salire sulla sua Arca personale; così le disse: “Après moi le déluge”, ma lei non capiva il francese e nemmeno l’inglese, e rispose: “Mi scusi Cavaliere ma il  mio tedesco è poco meno che  scolastico”. Poi, out of the blue,  si mise a parlare dell’Arcangelo Gabriele, mentre Silvio chiedeva ad Apicella di comporre una serenata per archi da dedicare alla Arcuri, dimenticandosi che il fido cantore non avrà mai nulla in comune con Tchaikovsky. Il Cavaliere le tentò proprio tutte per avere Manuela nella sua alcova. Le promise il Festival di San Remo, un appartamento a San Babila, poi un conto a San Marino. Ma lei disse: “no e poi no; per una volta mi faccia il piacere di esser davvero cavaliere”. Allora il Presidente del Consiglio gettò la spugna e si accontentò della D’Addario.

Foto di Philip Pessar tratta da www.flickr.com

Papa scrive una poesia prima del voto alla Camera sull’arresto. “Se voterete si/Sara’ arresto cardiaco”

L’On. Papa, ex giudice, e ora inquisito eccellente sullo scandalo P4,  ricorre alla poesia per convincere i suoi colleghi parlamentari a votare contro la richiesta d’arresto della Procura di Napoli. E’ una sua personale difesa d’ufficio che tempografico ha deciso di pubblicare, rispettando il diritto di cronaca di Narnia.

Sono Papa e religiosamente
Mi inchino alla legge ingiusta
Tengo famiglia e a precisare tengo
Che’ ho molto peccato
In pensieri parole opere
Ma non omettero’ di dire
Che ingenuo ed innocente fui
Lo sono ancora e vi chiedo
Liberta’ e movimento
Tutto e’ chiaro nella nebbia
Della richiesta d’arresto
Che non ha fondamento
Se voterete si
Sara’ arresto cardiaco
La coscienza sara’ incoscienza
Incostanza e discrepanza
Perche’ son uomo
Di panza e sostanza
E non ne potete fare senza
Voi che volete la verita’
La avrete se saro’ vivo
E un cuore spezzato
E’ silenzio di morte
Dunque dite di no
Dite di no
Che io possa ancora
Percorrere il Transatlantico
Offrire da bere alla buvette
E Regalare gli iPad o Pod
Perche’ Papa sono
E Papa rimango
Malgrado il fango
E sempre credo
In un solo Io.

Mafia. Il Ministro dell’Agricoltura Romano non si dimette. “Le dimissioni c’entrano come i cavoli a merenda”

Francesco Saverio Romano e’ imputato per concorso  in associazione mafiosa. “Non c’e’ nessuna ragione per dimettersi” ha chiarito il titolare del dicastero. “Le mie dimissioni sarebbero come i cavoli a merenda”. Poi ha sparato a zero contro i magistrati definendoli “polli d’allevamento che, invidiosi di esser racchiusi nelle gabbie anguste, vogliono arrestare questo mondo e quest’altro”. Il Ministro Responsabile non ci sta e ha consumato un pasto a base di spinaci bio per gestire al meglio il suo braccio di ferro con i giudici. E ha aggiunto: ” Questa inchiesta puzza piu’ della pipi’ quando si consumano gli asparagi”. Per l’opposizione pero’ il Ministro indagato dovrebbe diventare rosso come un peperone dalla vergogna. E ieri sera la catena di pizzerie Rosso Pomodoro ha fatto sapere che non accettera’ il Ministro a cena nei suoi locali. Per Berlusconi “questa inchiesta e’ la solita bufala. Consiglio al Ministro Romano di metterci accanto i Pachino siculi cosi’ da  uscirne alla grande”.

4 umili ragionamenti su Tremonti e Brunetta

1. Tremonti e Brunetta non si amavano. Chi si sente investito da una missione divina, si sa, non puo’ credere che un altro lo sia allo stesso modo. Entrambi poi avevano un carattere refrattario alle critiche e perfino alla discussione. Cosi’ si insultavano regolarmente, in privato come in pubblico, mentre gli opinionisti facevano finta di rimanere basiti e il Governo andava avanti come se niente fosse. In fondo chi non produce nulla non ha nemmeno coscienza di nulla.

2. Brunetta ce l’aveva a morte con gli statali. Li chiamava tutti fancazzisti e sparava continuamente nel mucchio. Alcuni di questi pero’ erano davvero poveri cristi che lavoravano sodo per pochi denari. Ma lui, parlando di meritocrazia, distruggeva con furia iconoclasta l’immagine della Pubblica Amministrazione senza riflettere sul fatto che un Ministro ne e’ parte integrante. I suoi fendenti finivano spesso in prima pagina; qualcuno a giusto titolo pensava che lui, cosi’ piccolo, volesse la sua visibilita’. Finita questa crociata ne inizio’ una contro i precari, proprio mentre il Governo iniziava a traballare. Qualcuno crede che, a breve, avra’ una parola gentile anche per i disoccupati. Anche loro, in fondo, non fanno un cazzo.

3. Tremonti aveva un’ambizione smisurata di contare ed e’ vero che chi in un Governo si occupa di conti conta molto piu’ degli altri. Il livore nell’esprimere le sue posizioni gli alieno’ presto la simpatia di gran parte dei suoi colleghi che, di fronte alle sforbiciate selvaggie che Giulio dava ai bilanci dei loro dicasteri, potevano soltanto scimmiottare una rabbia impotente.  Poi inizio’ a parlare di una politica di lacrime e sangue, con una retorica che non aiutava molto il naturale pessimismo della gente. Cosi’ il Governo visse una crisi di fiducia e di consenso e l’opposizione pote’ credere di tornare al potere. Tutto deve cambiare perche’ nulla cambi.

4. Brunetta e Tremonti andranno in vacanza insieme. Chi scruta il futuro puo’ gia’ vederli  sulla spiaggia a ragionare sui numeri del prossimo millennio, miliardi come bruscolini e fusaglie. Compreranno il cocco fresco  e forse brinderanno con un Margarita sotto l’incannucciata per non scottarsi, essendo entrambi di pelle delicata. Tremonti parlera’ di Palm Beach e Brunetta di Copacabana, luoghi ideali del loro esilio volontario, dove i numeri finalmente non contano piu’.  E, lontani dai sette colli,  continueranno i loro ragionamenti sui sette mari. Del resto e’ l’unica cosa di cui sono da sempre realmente  esperti, avendo speso la loro vita a sciorinare un mare di sciocchezze.